sabato 26 ottobre 2013

Se il rottamatore diventa il riciclatore



Io Matteo Renzi l'ho votato. Dico davvero, alle scorse primarie. E ne sono stata anche entusiasta: a parte il fatto che le primarie rappresentano idealmente un meraviglioso esercizio democratico, c'era anche la volontà di dare una "spallata" alla vecchia classe dirigente. E scrivo vecchia non perché nel frattempo sia cambiata, ma perché è proprio vetusta, come un palazzo datato, che puoi pur rendere presentabile con una mano vernice ogni tanto, ma continua a far la muffa.

Questa classe dirigente ha fallito. Deve andarsene, è inutile girarci intorno, e l'hanno capito da tempo anche loro. Sì loro, loro. Quelli che decidono. Quelli che finora hanno sempre ostacolato qualsiasi tentativo di cambiamento, dagli attacchi arrembanti di Renzi alle istanze pacate ma ferme di Civati e Serracchiani. Nella loro logica involuta, hanno difeso il partito da ciò che credevano lo avrebbe distrutto, e l'hanno fatto distruggendolo. Portando avanti la linea difensivista fino alle estreme conseguenze del tracollo che abbiamo potuto vedere nelle Idi di Aprile, che ha segnato a mio giudizio il punto di non ritorno

Quindi? 

Quindi per come la vedo io, la vecchia guardia ha pensato bene di mantenere un profilo basso in vista di queste elezioni, nascondendosi dietro un candidato "di facciata", Gianni Cuperlo, quello che auspica un Paese #belloedemocratico. Un tentativo di autoconvincimento. 
Per me, lo hanno costretto.

Cuperlo è là per non bruciare altri nomi, quelli importanti. E' praticamente il prestanome di Enrico Letta. Il cappello sulla sedia di Letta., ecco.

Sanno già di aver perso, non ci sperano proprio nella vittoria. Anzi, quasi quasi...

Oggi come oggi Renzi sembra l'unico che può traghettare il Pd oltre la crisi, in acque più tranquille. Sarebbe perfetto anche per le larghe intese. Pensate: un leader di centrosinistra che piace al centrodestra. Perciò via, tutti sul carro di Renzi. Quelli che possono, ovviamente: gli altri manterranno l'apparenza votando Cuperlo.

C'è solo un piccolo problema. In questo modo, Renzi ottiene ciò che voleva - la guida del partito - ma lo fa rinunciando alla rottamazione. Il rischio è quello di dare luogo semplicemente ad un avvicendamento di corrente. Via i bersaniani, avanti i renziani. 

Lui poi - certo - ha molta personalità, intraprendenza, magari le palle che non hanno avuto i leader passati. E secondo me può davvero asfaltare il Pdl (ops, scusate: Forza Italia). 

Però...

Però non è questo che volevo. Io volevo un Pd diverso, di sinistra. Io voglio un Pd di sinistra, posso dirlo? Voglio un partito che sia fissato col lavoro. Che difenda i lavoratori e gli aspiranti lavoratori. Un partito che rimetta in discussione la propria ragione d'essere, ripartendo dai fondamentali. E questa forse è l'unica cosa che Renzi non può fare. Nell'ansia di andare avanti, di "cambiare nome al futuro", rischia di rottamare il passato, portandosi appresso, di quel passato, solo le zavorre. 
Voglio essere esplicita: mi riferisco ai carrieristi. E questo a casa mia si chiama riciclo.

Quindi sapete che vi dico? Che le cose cambiano, cambiandole.




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