sabato 19 ottobre 2013

Primarie aperte, ovvero di come recuperare gli elettori esodati

Aprire "urbi et orbi" le primarie di partito rappresenta un insulso modernismo? Un vezzo, una follia tutta italiana, magari renziana? Davvero non direi, visto che l'attuale Presidente della Repubblica francese, Hollande, nel 2011 è stato scelto come leader dei socialisti proprio mediante primarie aperte a tutti i cittadini. 

In linea di principio, sarebbe corretto che solo gli iscritti ad un partito, coloro che contribuiscono economicamente ma anche in termini di tempo e impegno, abbiano il diritto di scegliere il proprio segretario. Questo però poteva avere un senso durante la prima repubblica, quando le adesioni ai partiti erano numerose e il dato dell'astensionismo non era così preoccupante come oggi. Ma oggi, appunto, la situazione è completamente diversa: milioni di elettori si sono sentiti letteralmente, ripetutamente traditi dalla politica degli ultimi anni. Ciò vale a maggior ragione per gli elettori del PD.

Troppe volte l'anomalia berlusconiana, unita ad una legge che definire "porcata" è un pietoso eufemismo, hanno fatto sì che il PD potesse di fatto "ricattare" non solo i suoi tesserati, ma anche i simpatizzanti e tutti quei cittadini che semplicemente non volevano un plurindagato alla guida del Paese. 

Dopo aver in questo modo "estorto" il cosiddetto "voto utile" con vane promesse, per lo più di eliminare il conflitto d'interessi o anche di "smacchiare il giaguaro", il PD ha puntualmente disatteso le aspettative dei suoi votanti, perdendo strada strada milioni di elettori.

Ora l'unico modo per tentare di riavvicinare quegli "esodati" consiste in un radicale rinnovamento, la cui esigenza si è fatta sempre più pressante, fino a costringere i dirigenti ad accettare l'opportunità (sempre avversata) delle primarie aperte, come richiesto da Matteo Renzi. 

Ed è giusto e sacrosanto offrire a chi come me è stato costretto per anni a votare un partito da cui si sentiva rappresentato solo in parte - o talvolta per nulla - la possibilità di scegliere un candidato che per lo meno non si vergognerebbe di votare, senza doversi necessariamente tesserare.

Alla luce dei fatti, credo che sia un nostro diritto.




P.S. Questo post nasce da uno scambio di vedute relativo a un punto di questo articolo, intrattenuto su Twitter con l'autore, il quale ha obiettato che primarie aperte potrebbero dare origine ad un indesiderabile leaderismo. Ma personalmente ho sufficiente stima degli elettori di sinistra da pensare che, una volta superata l'anomalia berlusconiana (si spera già alle prossime elezioni) e ottenuto il rinnovamento auspicato, riescano a ragionare ancora con la propria testa e a valutare il segretario per le azioni piuttosto che per le parole. 




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