mercoledì 1 febbraio 2012

#occupyscampia

Nasce su twitter la proposta-provocazione: occupare Scampia, il famigerato quartiere simbolo dello strapotere camorristico, sede di uno dei più grandi mercati di droga del Mediterraneo. E' Pina Picierno, parlamentare campana del PD, a lanciarla sul social network. Il giornalista, scrittore e autore teatrale Pietro Orsatti la rimpalla dal suo blog, Pietro Orsatti. Appunti per un racconto sociale. Intanto per tutta la giornata di ieri si sono susseguiti i messaggi degli utenti, alcuni scettici, la maggior parte entusiastici. Gente comune che coglie al balzo l'occasione di manifestare la propria solidarietà, l'incoraggiamento alla provata società napoletana a liberarsi da sola dalla stretta soffocante della malavita tentacolare. Giornalisti del calibro di Sandro Ruotolo, ma anche di Ferruccio De Bortoli, che tentano di veicolare messaggi sociali importanti, nella speranza di offrire sostegno a una sollevazione dal basso. Cittadini napoletani che si dicono disposti ad occupare il quartiere fisicamente, con tende e sacrifici.
Poi c'è la polemica. Compare stamane su napolimonitor la prima filippica contro "spregiudicati o incoscienti, che non esitano a travestirsi da improbabili e non richiesti liberatori, solo per veicolare per qualche ora o per qualche giorno il proprio nome sui mezzi di comunicazione".
Premesso che anche secondo me l'occupazione di Scampia difficilmente verrà attuata e certamente non otterrebbe comunque grandi stravolgimenti della situazione, ho una serie di domande da porre a chi ha scritto l'articolo di napolimonitor e a coloro che lo condividono:

  • perché lamentarsi per decenni di mancata visibilità del problema e poi prendersela con politici e giornalisti che cercano di portarlo alla ribalta? L'indignazione ha una scadenza?
  • occorre una certificazione speciale da parte delle "associazioni che da anni fanno i salti mortali per rendere Scampia un posto migliore" per protestare, anche se per un giorno solo, anche se per un solo minuto, contro la camorra?
  • siamo sicuri di aver capito il valore, le potenzialità e i limiti dei social network? 

Che si tratti di un'iniziativa destinata a dissolversi nel nulla o che riesca a diffondersi viralmente e a crescere fino alla effettiva realizzazione, resta comunque un moto d'indignazione importante, una voce incazzata nel silenzio della rassegnazione.