venerdì 15 febbraio 2013

BERLUSCONI, SCANDALO AL SOLE


Oggi parliamo di tangenti e ne parliamo perché trovo aberrante che qualcuno riporti indietro il Paese di decenni ogni volta che apra bocca, elevando al rango di tema di discussione una pratica che fino a ieri sembrava comunemente riconosciuta come scorretta. E’ bastato che Silvio Berlusconi pronunciasse quattro parole a proposito del caso Finmeccanica, giustificando di fatto il reato di corruzione internazionale, perché si scatenasse il dibattito sulla liceità delle tangenti.
In fondo, il fenomeno esiste e bisogna adeguarsi, ha detto. Sono solo “commissioni”, ha detto.

E’ un po’ come la mafia, no? Esiste, paghi e stai tranquillo, giusto? Questo non l’ha detto, questo paragone lo faccio io, perché il fatto che esista un sistema corruttivo, non significa che bisogni arrendersi ad esso… occorre invece opporvisi, così come tanti onesti e coraggiosi cittadini ogni giorno si oppongono al sistema mafioso.
La corruzione esiste da quando esiste l’uomo, ma anche lo stupro, l’omicidio e ogni altra forma di sopraffazione che l’essere umano è stato capace di perpetrare nel corso dei secoli.
Ma non è solo una questione di principio, eh no. Perché la tangente non è un atto singolo, chiuso in se stesso.

QUELLO CHE BERLUSCONI NON VI HA DETTO

Pur sapendolo benissimo, da fine conoscitore delle dinamiche finanziarie qual è, l’ex premier si è guardato bene dal dire che la tangente ha un costo per il Paese. Certo. Ogni sputo di tangente che gira in Italia o esce dall’Italia ha un costo per noi cittadini. Cosa pensate, che i manager paghino le tangenti di tasca loro? Eh no: bisogna preparare provviste di fondi neri, il che vuol dire truccare i bilanci, commettere illeciti, evadere le tasse. Sono soldi nostri.

L’Italia è devastata dalla piaga della corruzione e dell’evasione fiscale, senza le quali sì che si potrebbero abbassare le tasse, altro che Imu... 

Non abbiamo bisogno di qualcuno che vada in tv a riabilitarle, grazie.