Oggi parliamo di tangenti e ne
parliamo perché trovo aberrante che qualcuno riporti indietro il Paese di
decenni ogni volta che apra bocca, elevando al rango di tema di discussione una
pratica che fino a ieri sembrava comunemente riconosciuta come scorretta. E’
bastato che Silvio Berlusconi pronunciasse quattro parole a proposito del caso
Finmeccanica, giustificando di fatto il reato di corruzione internazionale, perché
si scatenasse il dibattito sulla liceità delle tangenti.
In fondo, il fenomeno esiste e
bisogna adeguarsi, ha detto. Sono solo “commissioni”, ha detto.
E’ un po’ come la mafia, no?
Esiste, paghi e stai tranquillo, giusto? Questo non l’ha detto, questo paragone
lo faccio io, perché il fatto che esista un sistema corruttivo, non significa
che bisogni arrendersi ad esso… occorre invece opporvisi, così come tanti
onesti e coraggiosi cittadini ogni giorno si oppongono al sistema mafioso.
La corruzione esiste da quando
esiste l’uomo, ma anche lo stupro, l’omicidio e ogni altra forma di
sopraffazione che l’essere umano è stato capace di perpetrare nel corso dei secoli.
Ma non è solo una questione di
principio, eh no. Perché la tangente non è un atto singolo, chiuso in se
stesso.
QUELLO CHE BERLUSCONI NON VI HA
DETTO
Pur sapendolo benissimo, da fine
conoscitore delle dinamiche finanziarie qual è, l’ex premier si è guardato bene
dal dire che la tangente ha un costo per il Paese. Certo. Ogni sputo di
tangente che gira in Italia o esce dall’Italia ha un costo per noi cittadini.
Cosa pensate, che i manager paghino le tangenti di tasca loro? Eh no: bisogna
preparare provviste di fondi neri, il che vuol dire truccare i bilanci, commettere
illeciti, evadere le tasse. Sono soldi nostri.
L’Italia è devastata dalla piaga
della corruzione e dell’evasione fiscale, senza le quali sì che si potrebbero abbassare le tasse, altro che Imu...
Non abbiamo bisogno di qualcuno che
vada in tv a riabilitarle, grazie.